Nel 1945 JOE O’DONNELL, giornalista e fotografo americano al servizio della United States Information Agency, fu inviato in Giappone per documentare gli effetti delle due bombe atomiche sganciate a Hiroshima e Nagasaki.
JOE O’DONNELL si trovava nel luogo di cremazione delle vittime di Nagasaki e così racconta quello scatto che divenne la sintesi del suo reportage:
“Scalzo, i vestiti rovinati, lo sguardo fisso, stoico. Nessuna emozione traspare da quel bambino, che rimane così, immobile, per circa 10 minuti, con il cadavere del fratellino sulle spalle.
Poi gli uomini con le mascherine bianche addetti alla cremazione si avvicinano: con estrema delicatezza sciolgono le fasce che legano il bimbo alla schiena del fratello.
Lo prendono per le mani e i piedi e lo posano sulle fiamme.
Il fratello osserva la scena, non batte ciglio.
Non versa una lacrima.
Il bambino si volta e se ne va in silenzio, così com’è arrivato”
“Il bambino di Nagasaki” è lo scatto che in un silenzio assordante racconta la tragicità della guerra.