LEONARDO SCIASCIA
“La fotografia si è subito inserita nel culto della morte,
e quindi anche di quella anticipazione di morte che era la ‘spartenza’:
e cioè la separazione, la partenza, il viaggio alla ricerca di un destino meno gramo e meno greve.
Anche quando si ricorreva alla fotografia (ma raramente) per fissare scene di vita, momenti di gioia
(il matrimonio, il battesimo, la prima comunione, il gruppo di famiglia)
non era in rapporto a sé, alla propria vita, alla propria gioia, che lo si faceva,
ma in rapporto al ‘non esserci’ degli altri
(e quindi come comunicazione visiva di quel che non conoscevano: persone o avvenimenti)
o al ‘non esserci più’ proprio
(come dire: non ora questa immagine serve, ma servirà quando non ci sarò più)”